Quando si parla di sicurezza alimentare e tracciabilità degli alimenti, inutile dirlo, l’attenzione dei consumatori è ormai altissima.
Abbiamo imparato tutti, o almeno si spera, a leggere bene le etichette degli alimenti che acquistiamo, ad interpretare le sigle, a verificare le sostanze presenti e ricostruire ad esempio nascita, vita e macellazione di un capo di bestiame destinato a far parte della nostra dieta.
I presupposti di questi strumenti di tracciatura e verifica sono essenzialmente due e cioè da un lato la fiducia nel marchio o nel produttore, una credibilità costruita negli anni che certamente non può essere messa a repentaglio per via di “furbate” illegali, e dall’altra i controlli periodici a cui gli stessi produttori sono sottoposti dalle autorità pubbliche, garanzia di qualità per i cittadini.
L’arrivo e soprattutto la maturazione della tecnologia blockchain però potrebbe addirittura favorire e rendere più sicura l’intera filiera alimentare, a tutto vantaggio dei consumatori.
Piccolo ripasso: cos’è in parole povere la blockchain?
Utilizziamo l’incipit di Wikipedia che ci pare molto chiaro e sintetico: “la blockchain (letteralmente “catena di blocchi”) è una struttura dati condivisa e immutabile“.
Sulle soluzioni tecnico/scientifiche che rendono questa struttura dati condivisa ma soprattutto immutabile al momento sorvoliamo e vi rimandiamo ad un articolo su Libra, l’annunciata criptovaluta di Facebook; oggi ci concentreremo invece su come sfruttare le peculiarità della blockchain, in particolare proprio l’immutabilità della catena di dati, per potenziare e rendere più sicuro il sistema della tracciabilità agroalimentare.
Blockchain e tracciabilità alimentare
Apprendiamo dal Sole 24 Ore che “tra il 2017 e il 2018 sono più che raddoppiati i casi di applicazione di blockchain al settore alimentare, perlopiù per supportare il processo di tracciabilità. Gli
stakeholder nutrono forte fiducia nella garanzia di immutabilità delle informazioni promessa dalle piattaforme blockchain, nel miglioramento della trasparenza lungo la filiera e nell’incremento dell’efficacia e dell’efficienza dei processi di recupero dei dati in caso di situazioni critiche per la food safety. Non a caso le filiere che maggiormente offrono esempi di utilizzo della tecnologia blockchain sono quelle che sono state spesso caratterizzate da richiami di prodotto a causa di contaminazioni e rischi per la salute”.
Entrando più nel concreto e provando a capire il meccanismo che permetterebbe una fusione di intenti tra la tecnologia alla base della blockchain e le necessità della catena di distribuzione di un marchio, detta anche “supply chain“, è interessante riportare uno stralcio di un articolo scritto sul portale GenerixGroup.com:
La blockchain al servizio della supply chain
La blockchain offre numerosi vantaggi per il settore della supply chain: è programmabile, è affidabile e consente di ottenere informazioni in tempo reale sulle transazioni per intervenire tempestivamente in caso di imprevisti. Queste caratteristiche intrinseche ne fanno un vessillo di qualità per le aziende, in particolare nel settore dell’agroalimentare.
Programmazione delle attività
Nell’ambito della catena di distribuzione, l’automatizzazione di alcune attività consente di aumentare l’efficacia e la rapidità di elaborazione. Grazie ad una blockchain programmabile, è possibile prevedere ad esempio l’esecuzione automatica dei pagamenti al ricevimento delle merci. In caso di mancata ricezione di un ordine, allo stesso modo è possibile avviare un processo automatico di gestione delle controversie.
Affidabilità dei dati
In una catena di tracciabilità il valore aggiunto offerto dalla blockchain è rappresentato proprio dalla sua inviolabilità e dalla valenza probante. Gli utenti non possono alterare la catena perché la rete è protetta e detenuta in modo congiunto da più soggetti. Le informazioni contenute all’interno della rete sono infatti considerate sicure e inattaccabili, e la catena non può essere operata da soggetti che hanno interessi economici e politici.
Accessibilità dei dati in tempo reale
Con la blockchain, i vari attori della catena del valore possono inoltre rilevare problemi o attacchi fraudolenti in tempo reale. Ad esempio, in caso di intossicazione alimentare gli ingredienti sotto accusa potrebbero essere identificati nel giro di pochi secondi anziché di settimane.
Garanzia di qualità
Nel settore agroalimentare l’utilizzo della blockchain può contribuire ad accelerare il processo di identificazione delle fonti di contaminazione di un prodotto. A livello pratico, ogni operatore della catena di approvvigionamento non fa altro che registrare nella blockchain tutte le operazioni effettuate finalizzate alla distribuzione dei prodotti. Ripercorrendo a ritroso la filiera, sarà così possibile individuare più rapidamente un eventuale vettore di contaminazione dalla produzione fino al luogo di vendita.
Il gruppo Carrefour, ad esempio, ha appena creato la prima blockchain agroalimentare in Europa per garantire la tracciabilità della propria filiera avicola proveniente dagli allevatori della regione dell’Alvernia. Ogni fase della produzione, trasformazione e immagazzinaggio dei volatili – dall’incubazione, all’allevamento, all’alimentazione, abbattimento, immagazzinaggio, fino alla vendita – viene registrata e costituisce un elemento della blockchain protetto da accessi personalizzati a tutti i livelli della catena.
Insomma, pur non essendo esperti di blockchain, quanto fin qui detto solletica almeno la curiosità di cittadini ma soprattutto di imprenditori del comparto agroalimentare anche perché, inutile negarlo, l’implemento di questo sistema innovativo e sicuro di tracciabilità comporterebbe anche un non indifferente risparmio di costi, visto che per attuare questo tipo di controlli non servono investimenti importanti.
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