Una recente sentenza della Cassazione (7214 del 13 marzo 2023) ha evidenziato l’importanza dell’attenzione degli utenti nel caso di phishing: l’errore dell’utente può essere considerato colposo, esonerando l’istituto di credito dalla responsabilità risarcitoria.
La vicenda riguardava una coppia di correntisti di Bancoposta presso Poste Italiane, vittime di un addebito non autorizzato attraverso un bonifico eseguito da un truffatore informatico. Sebbene abbiano negato l’operazione, è emerso che i truffatori hanno utilizzato le credenziali di accesso ottenute tramite una e-mail fraudolenta.
I giudici hanno attribuito l’addebito alla condotta colposa dei ricorrenti, che hanno imprudentemente consentito al truffatore di ottenere i codici personali.
Poste Italiane ha dimostrato di adottare elevati livelli di sicurezza, certificati secondo standard internazionali, che impediscono gli accessi non autorizzati ai dati dei correntisti.
La Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appello, negando il risarcimento ai ricorrenti a causa della loro condotta colposa.
È fondamentale comprendere che le modalità della truffa e il comportamento dell’utente sono rilevanti. Anche se l’istituto di credito deve dimostrare la negligenza o l’imprudenza dell’intestatario del conto, le qualità personali dell’utente possono influire sulla valutazione del caso.
Viviamo in un’epoca in cui molte operazioni avvengono online, aumentando la vulnerabilità agli attacchi informatici. Anche gli utenti meno esperti devono adottare complessi meccanismi di difesa.
Non si può pretendere che tutti siano in grado di sventare attacchi sofisticati, ma è fondamentale riconoscere segnali d’allarme comuni, come errori di sintassi nelle e-mail o link sospetti non correlati all’istituto di credito.
Sviluppare una consapevolezza dei rischi online è essenziale per evitare di cadere vittima delle truffe più evidenti.
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