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Nonostante da anni il diritto all’oblio, ovvero semplicemente la possibilità di non farsi trovare dalle ricerche di Google, sia una delle battaglie più combattute in difesa della privacy, oggi registriamo un duro colpo a causa di una controversa sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea.

Il diritto all’oblio nell’Unione europea è stato sancito proprio dalla Corte di Giustizia con una decisione del 2014, ed è stata poi incluso nel Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr); oggi però questa sentenza certifica la non esportabilità del diritto, ossia la sua mancanza di extraterritorialità.

Come conseguenza, il diritto a vedere escluse le proprie informazioni personali dalla ricerca di Google varrà soltanto in Europa, mentre le ricerche fuori continente non saranno soggette a questa limitazione.

Queste le amare dichiarazioni del Garante della Privacy italiano, Antonello Soro, a commento della sentenza: “Leggeremo le motivazioni della decisione della Corte di Giustizia, che però ha sicuramente un impatto rilevante sulla piena effettività del diritto all’oblio. In un mondo strutturalmente interconnesso e in una realtà immateriale quale quella della rete, la barriera territoriale appare sempre più anacronistica. A maggior ragione, acquista ulteriormente senso l’impegno delle Autorità europee di protezione dati per la garanzia universale di questo diritto, con la stessa forza su cui può contare in Europa. L’equilibrio tra diritto di informazione e dignità personale, raggiunto in Europa anche grazie alla disciplina dell’oblio, dovrebbe rappresentare un modello a livello globale“.

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